trascinami: recensione dell'album Lord of the Shithouse
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trascinami: recensione dell'album Lord of the Shithouse

Jun 29, 2023

7.2

Di Dash Lewis

Genere:

Elettronico

Etichetta:

Viaggio fatale

Rivisto:

17 agosto 2023

A prima vista, è difficile dare un senso esatto a ciò che sta accadendo nel signore del cesso di Draag Me. Le tracce qui sono sinfonie DAW dense e dissonanti, piene di trame taglienti ed elementi dai colori vivaci che esplodono come un cristallo che si infrange su un pavimento di cemento. Le composizioni si inseriscono in un solco per poi fare dietrofront improvviso, come se cercassero di allontanare una crisi esistenziale attraverso il movimento costante. È musica per lo scorrimento infinito di TikTok, la sensazione di vuoto che rimane dopo lunghe ore passate a consumare porzioni abbondanti di infinito nulla.

Draag Me è nato come progetto solista di Zack Schwartz, una delle forze trainanti della band psichica di Filadelfia Spirit of the Beehive. Il suo primo disco sotto lo pseudonimo di Draag Me, I am gambling with my life, era una raccolta di elettro-pop caldo e nebuloso con una corrente sotterranea di ansia. Nei tempi di inattività durante la pandemia, Schwartz ha iniziato a inviare via email frammenti di canzoni al suo compagno di band dei Beehive Corey Wichlin, inclusi alcuni tratti dalle sessioni di ENTERTAINMENT, DEATH dei Beehive. I due si passarono file avanti e indietro, arrangiandoli e alterandoli finché non emersero composizioni complete, più metalliche e nervose rispetto ai loro predecessori.

Nell'album, lo stile compositivo velocissimo del duo è assolutamente accattivante. Sono chiaramente abili in vari ceppi di musica elettronica: "death cult" si muove agilmente dalla techno di Detroit al footwork di Chicago, aggiungendo tocchi di chitarra hair metal e basso vaporwave. La disco glitch di "like a nuisance" si trasforma in una canzone rap in forte espansione, con il presentatore di Chicago CRASHprez che fa rima su un ritmo che sembra come se fosse stato spogliato delle parti. Questi cambiamenti stilistici da colpo di frusta possono sembrare angoscianti. C'è una nuvola di malessere che aleggia sul disco, non importa quanto la musica zigzaghi sotto di esso.

Schwartz tende a seppellire la sua voce sotto strati di elaborazione, ma quando i suoi testi fanno capolino dalla cacofonia, enfatizzano il senso generale di disagio. "Quando sei arrivato, mi hai rovinato tutta la vita", tuba contro la tenera casa delle streghe di "volti di avvoltoi". Tra i colpi di synth decadenti e i tamburi martellanti di "figure di cera sotto la pioggia", sussurra rap "Mettimi solo in una bara, non verrà niente dopo". Se il gioco d'azzardo era una manifestazione di ansia, Lord of the Shithouse è un disco sulla distruttività della depressione.

I movimenti sempre mutevoli del “lancio di sassi” mettono in luce i principali punti di forza dell'album. La traccia inizia con un rumore pop soffocante che scompare entro 30 secondi, trasformandosi in una jam R&B dei primi anni e poi in un oscuro dubstep che evoca i primi Burial; diventa sempre più confuso mentre organi tremanti e percussioni tintinnanti entrano nel mix. È un vortice sensoriale che alla fine ti lascia in elaborazione; anche se hai capito tutto, sei ancora turbato.